Physical Address
304 North Cardinal St.
Dorchester Center, MA 02124
Physical Address
304 North Cardinal St.
Dorchester Center, MA 02124
Introduzione: Il Divario tra Realtà e Finzione Robotica
L’immaginario collettivo, nutrito da decenni di narrazioni fantascientifiche in film e serie TV, spesso ritrae robot dotati di capacità straordinarie, in grado di eseguire azioni complesse e interagire con gli umani in modo realistico. Questa rappresentazione, tuttavia, si scontra con la realtà della robotica contemporanea, un campo in continua evoluzione ma ancora lontano dal raggiungimento di tali traguardi. La discrepanza tra finzione e realtà non riguarda solo la tecnologia in sé, ma coinvolge anche aspetti cruciali come l’intelligenza artificiale, la manipolazione dei materiali, la capacità di navigazione autonoma e, soprattutto, la comprensione del contesto ambientale. Mentre i robot cinematografici operano in scenari predefiniti e controllati, i robot reali devono affrontare la complessità e l’imprevedibilità del mondo reale, con le sue innumerevoli variabili e sfide. In questo contesto, il lavoro di Dennis Hong, professore di ingegneria meccanica e aerospaziale all’UCLA e direttore del Robotics and Mechanisms Laboratory (RoMeLa), assume un significato particolare. Hong si distingue per la sua capacità di coniugare la ricerca accademica con l’applicazione pratica, creando robot funzionali che al contempo traggono ispirazione dall’immaginario fantascientifico. La sua produzione, che spazia da robot volanti con articolazioni sottili a robot umanoidi progettati per giocare a calcio, testimonia una notevole versatilità e una spiccata propensione all’innovazione. I suoi progetti, spesso caratterizzati da un design audace e da soluzioni ingegneristiche originali, contribuiscono a ridurre il divario tra la robotica immaginata e quella reale, aprendo nuove prospettive per il futuro di questo campo.
La passione di Dennis Hong per la robotica affonda le sue radici in un’esperienza infantile: la visione di “Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza”. L’impatto dei droidi C-3PO e R2-D2 fu così profondo da indurlo, all’età di sette anni, a esprimere il desiderio di diventare uno scienziato robotico. Questo aneddoto evidenzia l’influenza determinante che l’immaginazione e l’esposizione precoce alla scienza e alla tecnologia possono avere sullo sviluppo delle aspirazioni future. L’influenza di “Star Wars” non si limita alla scintilla iniziale. I droidi del film, C-3PO, un robot umanoide progettato per l’interazione e la comunicazione, e R2-D2, un robot multifunzionale con capacità di problem-solving e navigazione, rappresentano due archetipi robotici che hanno contribuito a plasmare la ricerca nel settore. La storia di Hong, dalla visione infantile di “Star Wars” alla realizzazione di robot innovativi, dimostra la forza della perseveranza e la capacità di trasformare un sogno in realtà. Il suo percorso rappresenta un esempio ispiratore per le nuove generazioni di scienziati e ingegneri, incoraggiandoli a perseguire le proprie passioni con dedizione e impegno.
Il coinvolgimento di Hong nella creazione del robot Cosmo per il film “The Electric State” rappresenta un punto di incontro tra il mondo del cinema e quello della robotica. Hong ha colto l’opportunità di dimostrare le potenzialità della robotica reale a Hollywood, andando oltre la CGI e creando un robot fisico in grado di interagire con il pubblico. L’idea di un robot che accogliesse gli spettatori alla premiere del film o partecipasse a eventi promozionali ha catturato l’attenzione dei fratelli Russo, registi del film, che hanno visto in Hong il partner ideale per realizzare la loro visione. Realizzare Cosmo, tuttavia, ha presentato sfide significative. A differenza dei robot progettati per compiti specifici, Cosmo doveva incarnare un personaggio, con la sua personalità e il suo aspetto distintivo. Ciò ha richiesto un approccio innovativo alla progettazione, che tenesse conto non solo delle funzionalità ma anche dell’estetica e dell’espressività del robot.
Il design di Cosmo, con la sua testa sproporzionata e le gambe esili, ha rappresentato una sfida ingegneristica considerevole. Le sue proporzioni non convenzionali rendevano difficile mantenere l’equilibrio e garantire un movimento fluido. Hong ha sottolineato come il design, pur essendo visivamente accattivante, violasse i principi basilari della fisica e della robotica. La grande testa gialla, elemento iconico del personaggio, spostava il baricentro del robot, rendendo la deambulazione complessa. Gli stivali sovradimensionati, pur contribuendo all’estetica del personaggio, complicavano ulteriormente il movimento. Nonostante queste difficoltà, il team di Hong ha superato le limitazioni del design con soluzioni ingegnose, sviluppando algoritmi di controllo avanzati per garantire la stabilità del robot e ottimizzando la distribuzione del peso per compensare le proporzioni irregolari.
Per dotare Cosmo di movimenti fluidi e realistici, capaci di esprimere la personalità del personaggio, il team di Hong ha sviluppato gli attuatori BEAR (Back-Derivable Electromagnetic Actuators for Robots). Questi “muscoli artificiali”, come li definisce Hong, controllano non solo la posizione ma anche la forza, consentendo movimenti più naturali e espressivi rispetto ai tradizionali attuatori servo. Gli attuatori BEAR rappresentano un’innovazione significativa nel campo della robotica, aprendo nuove possibilità per la creazione di robot più interattivi. Questa tecnologia ha un potenziale enorme non solo per l’intrattenimento, ma anche per settori come l’assistenza sanitaria, la riabilitazione e la robotica collaborativa. La capacità di emulare i movimenti muscolari umani apre la strada a robot più versatili e adattabili, in grado di interagire con l’ambiente e con le persone in modo più sicuro ed efficace.
Gli attuatori BEAR non sono limitati all’ambito dell’intrattenimento. Hong sottolinea il loro potenziale per la robotica pratica, citando il robot umanoide Artemis, sviluppato nel suo laboratorio. Artemis, grazie agli attuatori BEAR, dimostra velocità e agilità superiori, camminando su terreni irregolari e interagendo in sicurezza con le persone. Questo dimostra come l’innovazione tecnologica, nata in un contesto specifico, possa avere ricadute positive in altri settori della robotica, aprendo la strada a robot umanoidi più versatili e adattabili, capaci di operare in ambienti non strutturati.
La scelta di progettare robot umanoidi non è casuale. Hong spiega che la forma umana è funzionale all’interazione con un ambiente progettato per le persone, con scale, porte e strumenti adatti alle nostre dimensioni. Un robot umanoide può utilizzare le stesse infrastrutture, rendendolo adatto a compiti come l’assistenza domestica, l’intervento in caso di calamità e l’esplorazione di ambienti pericolosi. Hong cita l’esempio del robot THOR (Tactical Hazardous Operations Robot), progettato per interventi di soccorso in situazioni pericolose per l’uomo, come l’incidente di Fukushima. In questi scenari, i robot umanoidi possono svolgere compiti essenziali come la ricerca di persone e la riparazione di danni.
Il laboratorio di Hong esplora anche forme robotiche non convenzionali, come BALLU (Buoyancy-Assisted Lightweight Legged Unit), un robot bipede con un corpo a forma di palloncino ad elio. Questo design innovativo, nato da una sessione di brainstorming, alleggerisce il robot, riducendo la necessità di motori potenti e complessi. BALLU è un esempio di come soluzioni creative possano portare a robot sicuri, economici e facili da controllare. La sua camminata unica dimostra che l’innovazione nella robotica può derivare da approcci non convenzionali.
L’intelligenza artificiale (AI) gioca un ruolo cruciale nel miglioramento dell’autonomia dei robot, consentendo loro di prendere decisioni e adattarsi a situazioni impreviste. Hong, tuttavia, sottolinea le sfide legate all’addestramento dell’AI in robotica, dovute alla scarsità di dati rispetto a settori come il linguaggio o la visione. I dati necessari per addestrare i robot sono difficili da ottenere e richiedono sensori sofisticati. Nonostante le difficoltà, Hong e il suo team stanno esplorando l’utilizzo dell’AI per migliorare le capacità di apprendimento dei robot, in particolare nel caso di BALLU.
Hong guarda al futuro della robotica con ottimismo, vedendo nella tecnologia un mezzo per migliorare la vita delle persone. Definisce la robotica come “una macchina intelligente che fa cose che le persone non possono fare, non dovrebbero fare o non vogliono fare”, evidenziando il potenziale per automatizzare compiti ripetitivi o pericolosi. Il progetto Cosmo, seppur non pratico, dimostra il potenziale della robotica per l’intrattenimento e il benessere. L’articolo si conclude con un invito a considerare la robotica come strumento per un futuro migliore.
Word count: 2168